Ombrelee
L’ombrellaio vendeva o riparava ombrelli; girava in
bicicletta con gli arnesi da lavoro per riparare manici, stecche e la
tela degli ombrelli.
Gli ombrellai provenivano per tradizione secolare dai paesi posti alle
falde del Mottarone tra il lago Maggiore e il lago d’Orta.
A Gignese esiste un ben documentato museo dell’ombrello. Per intendersi
tra loro, gli ombrellai comunicavano col loro dialetto che divenne un
vero e proprio gergo chiamato tarusc.
L'apprendista entrava quasi a pieno titolo nella famiglia
dell'ombrellaio che provvedeva a lui interamente. Il ragazzino partiva
col padrone verso le pianure, attraverso paesi e città grandi e piccole,
gridando a gran voce "ombrela!. ..
ombrelè!. .. ", imparando col tempo a vendere e riparare ombrelli.
Cucire, limare, saldare, incidere il legno, incollare, tagliare stoffe
erano operazioni non facili per quelle piccole mani; ma per ogni lavoro
c'è un ferro custodito in una scatola faticosamente trasportata sul
dorso.
Vita nomade e piena di sacrifici quella che stiamo rievocando, spesso
accompagnata da freddo e fame,dormendo dove capitava e solo qualche
volta in cascine ospitali.
Dopo alcuni anni di duro tirocinio,interrotto solo dal ritorno a casa
per Natale, l'apprendista ombrellaio cercava sistemazione in città
presso un negozio o un laboratorio.
Opera di Motteran Giuliano