Moletta
Oh donn, gh'è chi el moletta!": a questo grido era un
accorrere di massaie dalle ringhiere e di operai dalle botteghe.
El moletta, originario della Valtellina, era un artigiano buono e
paziente; svolgeva silenziosamente il suo lavoro, tutt'al più intonava
una canzone monotona che si accordava al lento girare della mola.
"E la roeuda la gira la gira
e la roeuda la gira, la va
la gira tosann fin a sira
la roeuda la gira, la va".
Indossava una camicia con le maniche rimboccate sino al gomito, un
grembiule con la pettorina ed in testa un berretto con tesa sulla
fronte.
Facendo leva sul pedale di legno con il piede sinistro azionava la ruota
della carriola la quale metteva in moto la piccola mola per mezzo di una
striscia di cuoio; el moletta vi faceva aderire la lama che voleva
affilare tenendola ben salda con entrambe le mani. Le scintille
sprigionate dalla mola attiravano i ragazzini del quartiere che
circondavano ammirati quell'officina ambulante.
"... e de on vasellin negher la gottava
(glocch, glocch) la gotta su la moeula grisa
che tra i sbirr e i lughér, dand dent de frisa,
la pareva on incusgen che brusava".
(L. Medici)
Fissato in alto, sopra la ruota, si trovava un secchiello che lasciava
cadere ritmicamente la goccia d'acqua necessaria per raffreddare e
rendere più delicata l’azione della mola.
Opera di Galbiati Enrico