Facchin
I facchini, tipica istituzione milanese, erano riuniti
in Corporazioni e suddivisi a seconda dei "passi", cioè del luogo in cui
erano obbligati a stazionare per essere sempre tempestivi in caso di
necessità.
Quando la campana del Broletto dava l'allarme di un incendio, i facchini
accorrevano con brente ed attrezzi.
L'obbligo di accorrere in caso d'incendio, durante la dominazione
spagnola, si estese ai muratori; nel 1707 il governatore di Milano
Eugenio di Savoia, ingaggiò per questo servizio anche i falegnami.
Milano potè sempre contare sull'aiuto dei facchini fino al 1797 quando
il generale Dupuy istituì il corpo dei pompieri.
Comunque, fino agli inizi del '900, il facchino, nell'attesa di essere
chiamato per qualche servizio, se ne stava seduto su una verde panchina
con lo stemma del Comune, al suo "passo" stabilito.
La vita del facchino era dura; si usava infatti dire: "Me tocca de fà el
facchin" e "Vitt de facchin", vite da facchino, facchinerie.
Carlo Chiesa così ci presenta i facchini:
"Duu facchin sul piazzal de la Stazion
Spetten, per portà i bors, i passagger:
Vun ghe disen Candila e l'alter Tron
E hinn tutt duu abbonaa al Filanger.
Hinn la vera berlina di brumista
Che ghe dann sott, sentendi a dì: «Che famm!»"
Opera di Khudoley Olena