Il fascino dell'opera artistica di Salvatore Jemolo
Da tempo avevamo in animo, con alcuni amici del Circolo Culturale don Rinaldo Beretta, di ricordare in modo degno l'impegno artistico di Salvatore Jemolo, pittore profondamente legato alla città di Giussano, deceduto il 1 novembre 2007.
Durante un amichevole colloquio con il neo-assessore alla cultura Citterio, si è convenuto di dare corso al progetto fissando per il mese di aprile lo svolgimento dell'iniziativa. Anche il Sindaco, Paolo Riva, ha ritenuto di grande valenza l'omaggio della città ad una personalità così rappresentativa.
Ci si è impegnati così in una mostra retrospettiva con l'obiettivo di documentare l'intero percorso artistico di Salvatore Jemolo; i numerosi anni di insegnamento appassionato alla scuola media di Giussano hanno suggerito una rivisitazione del suo legame con la Scuola e con l'intera città di Giussano, attraverso il convolgimento del corpo docente, di allievi ed ex allievi dell'Istituto. Non solo mostra dunque, bensì riscoperta di legami e intrecci affettivi con la nostra terra da parte di un artista che ha mantenuto la sua fonte di ispirazione negli echi e nella memoria della propria regione d'origine, la Sicilia.
La famiglia, nella persona della moglie Stefania Proserpio e dei figli, ha dato una immediata e cortese disponibilità; altrettanto disponibile alla collaborazione il dirigente scolastico, prof. Di Carlo che, benché non abbia conosciuto Salvatore Jemolo, ha colto il valore civico e memorialistico dell'iniziativa.
Jemolo merita un omaggio caldo, sentito, sincero, teso a riproporre gli assai validi contenuti artistici e nel contempo a far rivivere la sua umanità semplice e schietta.
La città di Giussano gli ha offerto nel passato uno spazio di esposizione dei suoi lavori: la prima volta nel 1985, presso la Galleria d'arte Il Carroccio, poi, nel 1989 e nel 1995, negli spazi comunali. Ricordo in particolare la mostra del 1989, svoltasi nel salone utilizzato per tanti anni come sede di svolgimento dei lavori del Consiglio Comunale. Jemolo accolse con estremo piacere l'opportunità di mostrare a Giussano il frutto di una vita di lavoro artistico: faticò a selezionare le opere, tanto che le pareti espositive risultarono oltremodo affollate di quadri; si trattò di un'ampia rassegna, che documentò compiutamente temi, tecniche e sensibilità artistica dell'autore.
Così veniva presentata la mostra: "Siamo ben lieti come giussanesi di offrire agli appassionati d'arte un'ampia rassegna di opere di Salvatore Jemolo. La Sua è stata una presenza prestigiosa nella nostra scuola: insegnante, da Lui un'intera generazione e più ha appreso i segreti di una passione che affascina e ce da godimento. La mostra è un omaggio alla silenziosa fatica di un uomo venuto dalla lontana Sicilia con un bagaglio di poesia e di ricordi...".
L'età del pensionamento era alle porte: Jemolo lasciò la scuola con qualche rimpianto ma, al tempo stesso, felice di potersi dedicare a tempo pieno, alla sua passione artistica.
Nel suo studio, sul cavalletto, è rimasta un'opera non compiuta, un paesaggio: benché il suo fisico fosse in preda al terribile male che, piano piano, lo stava vincendo, le sue ultime energie furono per l'amato lavoro artistico.
Mai abbandonò l'ispirazione ed i colori del lavori giovanili, che esprimevano la solarità della sua terra d'origine, la fatica del lavoro contadino e il mondo umano del sud. I paesaggi della terra di brianza, gli scorci di ville e campagne dei vicini paesi, conservano una pennellata calda e contrastata; così pure le nature morte e gli altri soggetti rappresentati.
Pur lontano da sperimentalismi inconcludenti e fedele ad un realismo colorato di passione e sentimento, Jemolo condensa in alcune opere tracce di ironica trasmutazione del quotidiano: ecco che nei temi del carnevale e della festa si diverte a far danzare svolazzanti nel cielo, maschere colorate, che catturano e riflettono i mille colori della scena sottostante.
La sua familiarità con le scene di vita di campagna e con la stagionalità della natura coltivata,non gli impedisce qualche sporadica incursione a imprimere un marchio surreale ad alcune sue opere.
Ed ecco l'enorme pesce adagiato su un piatto, nell'angolo di una piazza sul mare, accanto a stupefatti spettatori in dimensioni lillipuziane.
Affascina anche la rappresentazione di sè attraverso un discreto numero di autoritratti: uno giovanile, al lavoro, al cavalletto richiama l'immagine di giovani artisti di fine ottocento d'oltralpe; un ritratto dell'inoltrata maturità, che fissa il momento di una calda giornata estiva, che lo spinge a gettare gli abiti restando in canottiera di fronte allo specchio. Un uomo, certamente, che rifuggiva agli inutili formalismi, ponendosi di fronte al mondo con equilibrio e serenità.
La presentazione critica della mostra è affidata a Pasquale Colacitti, unito al nostro da profonda amicizia, anch'egli artista e insegnante, estimatore e attento osservatore del percorso artistico di Salvatore Jemolo.
A conclusione voglio ricordare i cordiali rapporti dell'artista con tutti gli amici del Circolo Culturale: in più di una occasione venne invitato a far parte della giuria del premio di pittura, tradizionale iniziativa del Circolo, ed egli diede il proprio apporto con discrezione e competenza.
Flavio Galbiati
Presidente del Circolo Culturale
"Don Rinaldo Beretta"