Dalla stampa italiana
1946 - Siracusa - Mostra regionale - Bianco e nero
...I lavori più significativi sono indubbiamente quelli del giovane Salvatore Jemolo, il quale si serve di una forma rapida ed abbreviata per dare vita e spontaneità alle sue figure. Vigoroso il ritratto della "madre", ma ancora più alto, per la essenzialità del tratto, "figura" denotante gusto e mano sicura.
Santi Luigi Agnello
Dalla recensione dell'enciclopedia "Il mio amico" ediz. Garzanti
...Bravissimi i disegnatori come Sergio Toppi, Salvatore Jemolo, Antonio E. Frigerio, Gino Vigotti, Sergio Rizzato, A. Mondami, Franco Bignotti, per non parlare del sempre immenso Gustavo Dorè, i quali, pur in stile diversissimo, sanno eccitare la immaginazione e creare un'atmosfera. ...Altri invece risolvono l'illustrazione in stilizzazioni decorative, magari piacevoli a vedersi ma povere di lievito fantastico.
Dino Buzzati
Corriere della sera 1953
Da "L'Ordine" 29-03-1964
...Una personale al Broletto è piuttosto impegnativa sia per il prestigio dell'ambiente, sia per il fatto che si devono coprire di quadri più di cento metri di pareti. Per Jemolo evidentemente quest'ultimo problema non esiste se ha potuto esporre quasi settanta "pezzi", e tutti dignitosissimi, senza banali riempitivi. E non è a dire che sia una mostra piena di ripetizioni, chè, anzi, la mostra attrae proprio, oltre che per la buona qualità della pittura, per la sua grande varietà. Si passa infatti dal ritratto al paesaggio, dalla pittura di genere a quella sacra. Lo radice della pittura di Jemolo è tuttavia una sola e va ricercata nella tradizione figurativa popolare siciliana che ha espresso artisti come Guttuso, Migneco e Fiume. Pittore di vita. Jemolo non può non accogliere nel suo vasto mondo figurativo anche i temi populisti: l'interesse per i contadini, per le mietitrici, per i pastori della sua Sicilia non si risolve però mai in una facile occasione di polemica sociale, ma sempre in un racconto poetico e umano. L'accesa violenza dei suoi colori mediterranei s'attenua più l'artista s'avvicina, con umile pietà, alle figurazioni sacre, ove Jemolo esprime il meglio della sua fervida ispirazione. Si vedano l'"Ultima Cena", le "Crocefissioni" ed il piccolo trittico della "Nascita, Passione e Resurrezione di Cristo", opere complesse, misurate e frementi nella struttura realistica, fresche e vivide come certi acquarelli di Delacroix. E nella pittura sacra, oggi tanto negletta, che Jemolo può misurarsi con gli antichi maestri, ricco d'una ben assimilata cultura figurativa. è nel racconto sacro che le doti narrative e di fantasia dell'artista trovano modo di dispiegarsi compiutamente. Accanto a queste opere di largo respiro e di notevole impegno non si possono sottovalutare gli aspri paesaggi siciliani e le scene di genere dipinti con allegra violenza ed irrompente vitalità, ove il colore è sempre il protagonista. Jemolo sulla via della realtà che percorre con stupefacente sicurezza appare un autentico erede della più genuina tradizione figurativa siciliana. Eppure in certo senso la sua adesione come linguaggio, voce e sentimento a taluni atteggiamenti radicati dell'arte siciliana non costituisce una remora a più impegnate avventure perchè Jemolo ha saputo liberare l'ispirazione da certa antica sensuosità (retaggio di ridondanza e di retorica) ed ha sgombrato la tavolozza d'ogni residuo provinciale in virtù d'una presa di possesso di più lati orizzonti, recuperati in pochi anni al senso critico ed alla sensibilità. Talché oggi Jemolo può parlare un linguaggio tutto suo.
Franco Catania
...Per conoscere a capire l'arte di un pittore è essenziale conoscere i motivi della sua ispirazione. Per questo riportiamo delle frasi dello stesso Jemolo che figurano sul cartoncino di presentazione della mostra.
"...giorno dietro giorno, con monotona cadenza,
la chiave gira e chiude la porta del mio studio.
Uno stanzone grande, parato da tende che adombrano
le grandi vetrate. Pochi i quadri alle pareti;
qua e là disseminati a gruppi, oggetti in disuso
attendono di essere dipinti. Questi il - mio regno -
la fucina dove reminiscenze lontane e vicine della mia
Sicilia prendono forma e colore.
Ogni giorno varcando la soglia, una timidezza,
un disagio mal celato avviluppano tutto il mio essere.
Come se, tra me e la tela, ci fosse qualcuno, qualcosa
di misterioso e indomabile che mi sovrasti, vagandomi
attorno inafferrabile, facendomi sentire incapace,
vuoto, impotente.
Difficile spiegarlo...: mi avvicino al cavalletto conscio di sensazioni brucianti. Un quadro iniziato è come una cicatrice non rimarginata. "Nelle ore di tensione, nel silenzio del mio lavoro,
Lo studio pare si trasformi in una arena, ove la fortuna asseconda ora il toro, ora il torero. è una battaglia,
Il conflitto fra l'immagine che si vorrebbe realizzare e la propria tecnica, mezzo, spesso incapace,
di cogliere e concretizzare l'immaginazione.
Qui ho sognato d'adulto come bambino.
Ho sperato, ho disperato, ho atteso con pazienza
e costanza un riverbero che m'appagasse, un risultato
che intimamente mi riscattasse.
Credo che, se in un'opera saremo riusciti a tradurre
con vigore lo stato di grazia di un momento felice
della nostra giornata, avremo creato qualcosa di vero,
di vivo e duraturo insieme, capace di "scaldare" anche
gli altri".
Attilio Cassago ('68)
Dal giornale dell'Arte - 1970
Cinquanta opere: dipinti, graffiti, sbalzi su rame, pirografie, acqueforti, litografie. Salvatore Jemolo ha preparato questa mostra in tre anni di duro lavoro come dice egli stesso. D'altra parte è chiaro il suo proposito di dare il meglio di sé nelle occasioni di incontro con il pubblico. E proprio questo assunto morale preciso, inequivocabile che si legge nelle sue opere eseguite con quel nitore, quella pulizia formale che sanno di profonda devozione alla causa della pittura. Contadini e pastori della sua Sicilia sono i protagonisti della sua produzione che tuttavia egli non ci descrive in chiave pittoresca e folcloristica, bensì umana o poetica. Jemolo non abusa del veicolo populista per sottoporci temi di scontata, facile polemica sociale, anemiche allegorie o secchi verismi. Il suo mondo poetico e formale trae sì ispirazione dalla tradizione figurativa siciliana popolare, quella che ha formato Guttuso, Fiume, Migneco, ma l'acceso cromatismo dei suoi "bozzetti" è temperato da un senso religioso della vita che fa uscire la pittura di Jemolo dal clima provinciale, per darle un significato ampio, universale.
Demelli
Da "Il Cittadino della Domenica" - 14-12-1974
Una "lettera" di Salvatore Jemolo "non spedita ad un amatore d'arte che chiedeva ragguagli sugli annuari di pittura, ecc. ecc..." è l'originale invito per la mostra di pittura che è stata allestita nelle tre salette della Galleria San Rocco a Seregno. Salvatore Jemolo è nato a Comiso (Ragusa) nel 1927, ma vive e lavora a Carugo in Brianza. Espone dal 1958 (Galleria Vinciana di Milano) ed è alla sua nona mostra personale impiantata con 40 lavori: dipinti, graffiti, sbalzi su rame, acqueforti. La sua pittura figurativa e nel contempo descrittiva, narra tutto un comportamentismo sociale di un ceto meno abbiente, soprattutto la vita comune e semplice degli uomini dei campi. Il romanticismo agreste eleva quindi i toni smorzati della natura ed evidenzia la stanchezza degli spiriti innocenti di quei contadini repressi e delusi dalle angherie di questo nostro sistema. I quadretti familiari assumono così una mutevole ricchezza di forme e conguagliano tutte quelle variabili di una vita "trasudata" trasformando le molteplici possibilità di sviluppo sociale con argomentazioni valide, anche se talvolta paiono umili e che solo alla luce dei ricordi e delle memorie assumono un significato particolare. Questa realizzazione della volontà di un individuo che vuole teorizzare la lezione amara di una vita contorta e basata su dei preconcetti e sul non accettare le conseguenze di una scelta precisa, viene da Jemolo sintetizzata cogliendo lo spirito della "commedia umana". La coloristica usata da Salvatore Jemolo in queste opere è indubbiamente violenta e l'avvicina senza volerlo a quel "rigido realismo" che fu proprio di Guttuso e degli espressionisti. Dopo questa breve disamina, la "lettera non spedita" a cui alludevo all'inizio di queste note rispecchia una situazione precaria dell'arte "...premetto che per istinto mi sento un "animale solitario" e la pittura deve avere contribuito ad aggravare questa mia vocazione. Comprendo che in una società come l'attuale ove tutto, o quasi, si riduce a mercato e pubblicità, il mio atteggiamento si può definire autolesionistico ...: è tempo che ciascuno scelga i "propri santi" con convinzione, formi il proprio gusto, acquisisca quella necessaria competenza che penetra nell'essenza delle cose: oggi è indispensabile più che in passato. Non vedo altra soluzione utile agli interessi di un amatore che affinare il proprio fiuto, quello meditato, vivificato e approfondito nelle sale dei musei prima e nelle esposizioni dopo. Allora ti può accadere di rivolgerti e interessarti alla pittura che resiste alla moda pubblicizzata, intendo quella che fa fulcro sulle vere qualità che sono da sempre la prerogativa più rara ed originale di una opera pittorica. Ma vedo che il discorso comincia a complicarsi e, malgrado i miei buoni propositi, ora temo di non riuscire a esserti utile..."
Franco Cayani
Da "La Prealpina" 04-04-1968
...Di primo acchito due impressioni investono il visitatore sprovveduto, il naturale ed immediato accostamento alla pittura di Fiume, Sassu ed anche Guttuso, e dall'altra parte una certa difficoltà, per noi nordici, nel penetrare l'intimo ansito di una pittura fatta di colori violenti, di atmosfera lontana da quella lombarda e di una impostazione che prima ti appare quasi goffa, ma che poi ti si rivela come proiezione immediata, reale e sofferta di un mondo familiare. Jemolo è indubbiamente un pittore serio, un pittore sincero che sa quel che vuole. Una sincerità e serietà che trasfonde nelle sue opere attraverso la ricerca non del caratteristico o del folclore, ma della vita stessa della Sicilia: vita dura in un paesaggio scheletrico, dominato da una luce intensa, quasi accecante. Il suo è quasi sempre il mondo del lavoro umile, della fatica improba e tragicamente sofferta, con rare pause di riposo, carpite tra una occupazione e l'altra. Anche i suoi animali, i cavalli in particolare, si fondono con l'ambiente in cui vivono: soggetti all'uomo nel duro lavoro ma anche sprigionanti forza e violenza quando le loro energie vitali hanno libero sfogo. Vista così, la pittura di Jemolo risulta fedele al suo mondo ed alla sua personalità e come tale va giudicata. Buon disegnatore, equilibrato nella impostazione delle masse, egli si inserisce fra i migliori moderni di scuola siciliana.
Ma quello che più piace in lui è il palese, disperato attaccamento alla sua terra e alla sua gente, attaccamento che non riesce a superare nemmeno quando dipinge fiori che non sono siciliani o quando cerca di scoprire il paesaggio lombardo.
Nino Miglierina