Lettera non spedita ad un amatore d'arte che chiedeva ragguagli sugli annuari di pittura, le quotazioni di mercato ecc...
Amico, premetto che per istinto mi sento un "animale solitario" e la pittura deve avere contribuito ad aggravare questa mia vocazione. Comprendo che in una società come l'attuale ove tutto, o quasi, si riduce a mercato e pubblicità, il mio atteggiamento si può definire autolesionistico.
Quasi mi sento in colpa verso di te e verso coloro che conoscendomi avrebbero desiderato trovarmi ben presentato negli annuari e nelle miriadi di pubblicazioni che editori, non certo disinteressati, periodicamente stampano per "aggiornare" mercanti e "amatori".
In arte, le cose che sicuramente contano, oltre al talento, sono le convinzioni; ebbene io non credo alla pubblicità gestita su commissione, anzi la ritengo amorale.
Vedi, a questo mestiere ho dato più di quanto non abbia ricevuto; ciò fortifica chi ha degli ideali... ed è un dono per me il solo fatto di potermi dedicare serenamente alla passione che mi brucia dentro.
Inoltre, ho il dovere di avvertirti: in arte, come in tutti i mestieri difficili, c'è molto di introspettivo, di sotterraneo, di nascosto, che si rivela agli artefici attraverso il costante lavoro.
Credimi... : è tempo che ciascuno scelga i "propri santi" con convinzione, formi il proprio gusto, acquisisca quella necessaria competenza che penetra nell'essenza delle cose; oggi è indispensabile più che in passato.
Non vedo altra soluzione, amico, utile agli interessi di un amatore che affinare il proprio fiuto, quello meditato, vivificato e approfondito nelle sale dei musei prima e nelle esposizioni dopo. Allora ti può accadere di rivolgerti e interessarti alla pittura che resiste alla moda pubblicizzata, intendo quella che fa fulcro sulle vere qualità che sono da sempre la prerogativa più rara ed originale di un'opera pittorica.
Ma vedo che il discorso comincia a complicarsi e, malgrado i miei buoni propositi, ora temo di non riuscire a esserti utile...
tuo Salvatore Jemolo