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DI ALCUNE ANTICHE CHIESE DI CORNATE E PORTO D'ADDA
Il dott. Mario Tagliabue nel suo pregevole studio di appunti topografici in relazione al "Liber notitiae sanctorum Mediolani", pubblicato in quest'Archivio anno XLIX, fasc. 1-2, a pag. 149 scrive di non aver saputo identificare il luogo della "fugatia", dove il compilatore del "Liber" pose la chiesa di S. Maria.
Orbene, "fugatia" è un cascinale ancor oggi chiamato Fugazza, il quale s'incontra poco fuori di Cornate sulla via che mena a Colnago. Situato su di un dolce rialzo fu rifabbricato verso il 1830 sul vecchio preesistente (1).
Il padre Guido Ferrari ed altri, che lo seguirono (2), ritennero che quivi sorgesse il monastero, eretto in onore di S. Giorgio martire dal re longobardo Cuniperto, dopo la sua vittoria ottenuta nel 690 sul campo di Cornate contro il ribelle Alachi. "Hic in campo Coronate, scrive Paolo Diacono, ubi bellum contra Alahis gessit, in honore beati Georgi martiris monasterium construxit" (3).
Nella persuasione pertanto che quel re avesse fondato un vero monastero monacale, e volendolo rintracciare sul luogo, si è preso per quello l'antico monastero della Fugazza. L'asserzione non persuade, tanto più che anche il Giulini conservò in riguardo un prudente silenzio (4).
Infatti il monastero della Fugazza, che nel 1398 parrebbe unito a quello milanese di Aurona o Orona dedicato a S. Maria (5), doveva essere probabilmente un monastero di religiose benedettine, e la sua chiesa era pure dedicata a S. Maria. Benché il compilatore del "Liber" non accenni all'esistenza di un monastero alla Fugazza, confermataci invece da documenti anteriori e posteriori (6), tuttavia vediamo come la chiesa di S. Maria, senza nemmeno un altare dedicato a S. Giorgio, non aveva nulla a che fare colla insigne e antica collegiata di S. Giorgio in Cornate. Per quest'ultima è invece riportata la tradizione che la innalzasse un certo qual conte "velut quidam comes"; tradizione in parte errata, perché Cuniperto la eresse e non un conte, ma che lascia comprendere come durasse la memoria della sua antica e nobile origine.
Ma fu un vero monastero monacale quello eretto da Cuniperto? Ne dubito assai. Il Tatti, il Mabillon, e il Giulini, prendendo i vocaboli monasterium, abbatia nel loro stretto significato, lo ritennero un chiostro di monaci benedettini, anzi il più antico del milanese a dire del Giulini. Tuttavia è noto che, con tali vocaboli e simili, nei secoli bassi si potevano significare anche le collegiate officiate da sacerdoti come ha dimostrato il Frisi, contro il Mabillon e il Giulini, a proposito della basilica di S. Giovanni in Monza (7). Pertanto, io ritengo col Dozio che Cuniperto abbia fondato non già un vero monastero monacale, ma bensì una chiesa collegiata arcipresbiterale (8), poiché se avesse in realtà fatto innalzare un chiostro benedettino, di questo ce ne sarebbe pur in qualche modo rimasta memoria nelle carte dei secoli successivi o in qualche altare o titolo dedicato a S. Benedetto nella chiesa stessa di S. Giorgio. E' noto come gli ordini religiosi siano tenaci dei loro diritti e delle loro istituzioni.
Nelle due carte più antiche rimasteci, riguardanti Cornate, troviamo nella prima come il 7 dicembre 901 Ludovico III donasse alla mensa vescovile di Como "abbatiam quae Coronate nominatur in honorem sancti Georgii constructam et prope flumen Abduam sitam"; e nella seconda come il 15 gennaio 998 Liutefredo vescovo di Tortona vendesse ad Ottone Duca alcuni beni, e fra questi "medietatem de duas porciones de Corte una domui coltile, quae nominatur Coronate, et de Castro uno inibi abente et de Ecclesia infra castro costructa in nomine sancti Georgi
Item Coronate qui est iusta fluvio Adua
". In questa seconda carta non solo non v'è cenno di monastero o abbazia, ma parrebbe a tutta prima che Cornate fosse topograficamente diviso in due frazioni lontane fra di loro come vorrebbero anche il Giulini e il Dozio: l'una la corte, detta Cornate, con castello e chiesa dedicata a S. Giorgio (il Coronate Canonicorum secondo il Dozio), e l'altra costituita dal luogo proprio di Cornate presso l'Adda. La distinzione, dato che nella carta non vi siano inesattezze da parte di notai imperiti i quali potevano avere sott'occhio un doppio istrumento dell'identico possesso, è a mio modo di vedere puramente giuridica trattandosi di una vendita di beni e di diritti. La corte col castello e la chiesa era là dove vi è oggi la parrocchiale colle case del beneficio, e cioè nel centro del paese: la base della torre campanaria la si vuole infatti del secolo VIII. Se attraverso i secoli fosse avvenuto qualche cambiamento di luogo per la chiesa insigne di S. Giorgio ne sarebbe senza alcun dubbio rimasta memoria in qualche località o appezzamento di terreno, come avvenne per le altre chiesuole di Cornate ora scomparse. Del resto le due carte si completano a vicenda quando affermano che l'abbazia e Cornate erano presso il fiume Adda (9).
Riguardo alle chiese di Porto d'Adda il dott. Tagliabue a pag. 145 fa parola della chiesa di S. Nicola in Porto Inferiore. Di questa chiesetta non v'è cenno nel "Liber" per la ragione che essa fu costruita dopo che i padri Agostiniani di S. Marco in Milano ebbero ad acquistare fondi con casa da nobile in Porto Inferiore nel 1544. La chiesa di S. Giovanni Apostolo, la quale sorgeva poco al disotto della Rocchetta, giesa rotta fin dal 1519, al tempo di S. Carlo non esisteva già più; la chiesa di S. Quirico in Porto venne fatta demolire da S. Carlo perché quasi del tutto rovinata. Dove poi sorgesse la chiesa di S. Maria non saprei dire. Sembra doversi escludere la località della Rocchetta, dove presentemente vi è una chiesa della Vergine, per il fatto che Beltrando da Cornate, dott. fisico e cittadino milanese, nel 1386 aveva fatto costruire ("de novo construi et aedificari fecit") nei suoi possessi della Rocchetta, una chiesa con campanile, campana, cimitero e con annessa una piccola casa d'abitazione, chiamando ad officiarla i frati eremiti dell'ordine di S. Agostino. Così da bolla di Bonifaccio IX del 29 novembre 1389, il quale, derogando ai decreti di Bonifaccio VIII pei quali si vietava agli ordini mendicanti di accettare nuovi luoghi, concedeva ai detti padri di raccogliere la pia donazione (10). Per quanto in essa non si dica a chi fosse dedicata la chiesa del piccolo convento della Rocchetta, sappiamo tuttavia che lo era alla Vergine Maria (11).
R. BERETTA
[ Articolo apparso sulla rivista: Archivio Storico Lombardo, L (1923/1-2), pp. 226-229.]
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