home

Opera omnia

ARTICOLI

San Carlo... Harris

San Carlo e l'inno...

San Giorgio... Cornate d'Adda

Concordia... Colciago

Precetti... Inzago

Rappresaglie di un mercante...

Domodossola... Giangiacomo

Un benefattore di Erba

Alcune terre... Incino

Monastero Maggiore Milano

I signori da Mandello...

G.Battista Beanio... Seveso

I De Robiano...

Chiese di Cornate

Il convento di Verano

Monasteri... Casatenovo

Un obituario... di Cuvio

San Salvatore a Barzanò
ANCORA SU S. GIORGIO DI CORNATE D'ADDA. MONASTERO O ARCIPRETURA (*)


La identificazione della ubicazione di questo edificio può avere notevole importanza per future indagini archeologiche, e forse aggiungere un monumento, o meglio, le tracce di un monumento ai pochissimi superstiti dell'età longobarda.
Si tratta, in ogni caso, di una basilica regia.
Come la basilica monzese di S. Giovanni Battista deve la sua fondazione alla regina Teodolinda, così la chiesa di S. Giorgio martire di Cornate fu eretta dal re longobardo Cuniberto; con la differenza che l'arcipretura di Monza sorta in luogo importante e arricchita di privilegi, ebbe vita prospera, mentre quella di Cornate, sballottata da una commenda all'altra ed eretta in un piccolo villaggio fuori mano, ebbe un decorso oscuro e lentamente decadde così da finire poi soppressa da S. Carlo, come si dirà più avanti. E' noto che sul declinare del secolo VII sul campo di Cornate (Coronate) si combatté aspra battaglia tra il ribelle Alahis ed il re Cuniberto. Alahis cadde sul campo ed il suo esercito sconfitto.
A perenne ricordo di tanta vittoria, Cuniberto fece erigere sul luogo un monastero dedicandolo a S. Giorgio martire: "Hic in campo Coronate - scrive Paolo Diacono - ubi bellum contra Alahis gessit, in honore beati Georgi martiris monasterium construxit" (1), e l'avrà certamente dotato dei necessari mezzi di sussistenza.
Dal breve cenno di Paolo Diacono dobbiamo scendere al 7 dicembre del 901 per trovare memoria di S. Giorgio in Cornate, e cioè quando Ludovico III, con diploma datato da Pavia, donava ai vescovi di Como l'abbazia di S. Giorgio in Cornate presso l'Adda: "abbatiam quae Coronatae nominatur in honorem sancti Georgii constructam et prope flumen Abbuam sitam" (2).
Dalla mensa vescovile di Como l'abbazia passò poi, chi sa come, in altre mani. Infatti sul cadere del secolo, ossia il 15 gennaio del 998, Liutefredo vescovo di Tortona dopo aver vinto, con un duello in Pavia nel tribunale dell'imperatore Ottone III, una lite contro i coniugi Riccardo e Valderata e ottenuta perciò una grande quantità di beni, di questi ne fece due parti delle quali una donò all'imperatore, l'altra vendette al duca Ottone padre del Sommo Pontefice. Tra i beni venduti, in buona parte situati nella diocesi milanese, e parecchi nelle immediate vicinanze di Cornate, troviamo la metà di una Corte che chiamasi Coronate e di un castello ivi fabbricato, e di una chiesa dedicata a S. Giorgio dentro il castello, e delle cappelle, case, servi e serve, aldioni e aldiane, spettanti a quella chiesa e a quella Corte: "finitum precium pro medietatem de duas porciones de corte una domui coltile, qui nominatur Coronate, et de castro uno inibi abente et de ecclesia infra ipso castro constructa in onore sancti Georgii: seu et medietatem de duas porciones de casis et omnibus rebus illis seu capellis, servis et ancillis, aldiones et aldianas ad ipsam cortem et ad eadem ecclesia pertinentibus, seu et medietatem de duas porciones de castrum qui nominatur Rauca. Item Coronate qui est iusta fluvio Adua, et de casis et rebus seu capellis, servis et ancillis, aldiones et aldionas ibidem abitantibus vel exinde pertinentibus quod esse videntur ipsis casis et rebus ad ipso castri et ad predicta ecclesia Coronate seu ad iam dicto castro, quod dicitur Rauca, item Coronate pertinentibus tam in ipsis locis et fundis Coronate et in Coronate" ecc. (3).
Ora in questa carta - nota il Giulini - "troviamo una corte detta Coronate con un castello e con una chiesa dedicata a S. Giorgio, ma senza alcun indizio di monistero. A tali sventure erano soggetti in quei miseri tempi i luoghi ecclesiastici, che francamente si concedevano dai principi in beneficio a chi più loro pareva". E in un altro passo, commentando la carta del 901, scrive: "Come in luogo della badia siasi formata un'arcipretura non si sa precisamente... Questo per altro è il più antico chiostro di monaci benedettini che si trovi nel milanese" (4).
Orbene, quello fatto costruire da Cuniberto fu un vero monastero nello stretto significato della parola?
Tale lo ritennero il Tatti, il Mabillon, il Ferrari, il Giulini, il Fumagalli, il Meani ed altri.
Tuttavia è lecito dubitarne.
Già il Dozio, un valente studioso ai suoi tempi di storia briantina, scrisse: "io non dubito che si abbia ad intendere, avere quel re longobardo eretta a Cornate una chiesa in onore di S. Giorgio con chiostro o domicilio di preti e diaconi che l'avessero ad officiare. Perocché di quella chiesa e canonica di Coronate, dedicata appunto a S. Giorgio, non già d'un vero monastero, giunsero fìno a noi parecchi cenni nelle carte del secolo undecimo in poi: del che parlerò largamente in altro libro" (5).
Anch'io ritengo - nonostante l'opinione contraria - quanto afferma il Dozio. Certamente che dalla fine del secolo VII al secolo X c'è un bel lasso di tempo senza un documento che riguardi S. Giorgio di Cornate. Ciò nonostante, quando si pensa alla tenacia conservativa degli ordini religiosi per le loro istituzioni, e alla differenza sostanziale tra un vero monastero e una canonica di clero secolare, non mi sembra tanto facile l'ammettere, pur tenendo calcolo delle turbolenze del secolo X, che qualora si fosse trattato in origine di un monastero di monaci benedettini, siasi trasformato in un'arcipretura collegiata.
Si sarebbe verificato, a mio avviso, per il così detto monastero o abbazia di Cornate, quello che avvenne per la chiesa di Monza, la quale per essere stata nelle antiche pergamene chiamata monasterium e abbatia, dal Mabillon fu ritenuta un tempo monastero benedettino (6), e il Giulini credette ci fossero presso la basilica di S. Giovanni Battista due canoniche, l'una di clero secolare coll'arciprete, l'altra di regolari col loro abate (7).
Il Frisi, diligentissimo raccoglitore ed interprete delle memorie monzesi, rifiutò tale erronea asserzione, dimostrando come in realtà la chiesa di S. Giovanni Battista fu in origine, e tale sempre si conservò, una collegiata officiata da sacerdoti, chiamati col tempo canonici sotto la direzione di un'arciprete. Altrettanto dev'essere avvenuto per la chiesa di S. Giorgio in Cornate.
"Né punto mi sgomentano - scrive il Frisi - le obbiezioni tratte dalle voci: Abbatia, Monasterium, Fratres, congregatio, de hordine et congregacione e simili; imperocché elle sono così interpretate dal Du-Cange, maestro fuor d'ogni eccezione delle antichità dei bassi tempi: "Abbiatia, Ecclesia Parochialis, maxima illa quae curatum habebat primitivum, qui non semel Abbas in veteribus instrumentis etc. Pari ratione Ecclesiae Parochiales etiam dictae sunt Monasteria, unde antiqua vox Gallica Le Monstier quae de qualibet Ecclesia intelligitur" (8). Se il Frisi poté dimostrare chiaramente il suo asserto, avendo a disposizione maggior copia di documenti, ciò non toglie che similmente si possano seriamente interpretare le poche carte antiche superstiti riguardanti la chiesa di S. Giorgio in Cornate.
D'altra parte, se in origine si fosse trattato di un monastero di monaci benedettini, non ci pare verosimile che attraverso i secoli successivi non ne rimanesse in qualche modo memoria. Invece nessun cenno di una cappella, di un altare, o di altro che ci richiami qualche cosa di benedettino nella chiesa di S. Giorgio.
Nel 1398 la Canonica di Cornate, oltre l'arciprete contava sette canonici. Vi esisteva inoltre, il che mi pare significativo nel nostro caso, una cappella dedicata a S. Giovanni Battista con beneficio proprio. Questa cappella ci richiama l'altare dedicato allo stesso santo nella chiesa di S. Giorgio, ricordato nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani della fine del secolo XIII (9).
Nella persuasione invece che Cuniberto abbia fondato un vero monastero, e volendo rintracciarlo sul luogo, si è preso dal Tatti, dal Ferrari, dal Meani e da altri (10), il monastero delle benedettine alla Fugazza dedicato a S. Maria, per quello eretto da Cuniberto in onore di S. Giorgio.
La Fugazza è oggi un cascinale lontano da Cornate poco meno di un mezzo chilometro sulla via per Colnago.
Dal sopradetto Liber Notitiae ecc. non risulta un monastero di benedettine alla Fugazza, né alcun altro in Cornate: vi è ricordata solamente la chiesa di S. Maria: in fugatia ecclesia sancte Marie. Vi prosperava invece la canonica di S. Giorgio, e vi è riportata la tradizione che la innalzasse un certo qual conte, velut quidam comes: tradizione in parte errata, poiché re Cuniberto la eresse e non un conte, ma che lascia comprendere come durasse la memoria della sua antica e nobile origine.
Quando sorgesse il monastero delle benedettine di S. Maria alla Fugazza non mi fu dato di rintracciare. Nel catalogo di Cencio Camerario del 1192 vi è un monasterium de Portificacia, il quale, con altri monasteri, pagava alla Santa Sede l'annuo tributo di sei denari. Se questo monastero corrisponde al nostro della Fugazza, come sembra, la sua esistenza è senza alcun dubbio anteriore al secolo XIII. Probabilmente sorse nei secoli XI o XII nei quali ci fu una fioritura di simili monasteri nell'alto milanese (Busnago, Solbiate, Basiano, Arlate, Lambrugo, Bernaga, Brugora, ecc.).
Ad ogni modo ebbe vita affatto indipendente dall'arcipretura collegiata di S. Giorgio in Cornate come può vedersi dal Notitia cleri mediolanensis de anno 1398 (11) e dallo Status Ecclesiae Mediolanensis anni 1466 (12).
Il 7 luglio 1491 frate Pacifico de Limiate, priore del monastero di S. Maria della Rocchetta, dava in affitto a Zanino Brambilla abitante in Cornate, dei sedimi in Porto con fondi parte a coltivo e parte a boschi: tra i confinanti vi era il "monasterium de la fugazza" (13).
Allorquando S. Carlo il 20 settembre 1566 fece la sua prima visita pastorale a Cornate, il monastero della Fugazza più non esisteva. L'edificio, tramutato in abitazione di contadini, era stato usurpato in proprio coi fondi annessi dall'arciprete di Cornate Galeazzo Giussani.
Quando precisamente e per quali motivi il monastero scomparve, non saprei dire.
Tuttavia, per la diocesi di Milano, si conosce che monasteri già fiorenti, nel secolo XV decaddero per rilassatezza e conseguenti abusi, così che molti si ridussero a sparire soppressi o incorporati con altri. Il monastero delle benedettine di S. Maria d'Aurona, il quale aveva probabilmente dei rapporti con quello della Fugazza, ridotto con sole tre monache, fu sopresso dalla Santa Sede nel 1472 e passato al monastero di S. Ambrogio (14).
Si può ritenere che sul finire del secolo XV o nella prima metà del seguente scomparve anche quello della Fugazza.
S. Carlo impose che si restaurasse l'antica chiesa del monastero, e si restituissero i beni usurpati. Ma il sig.r Ludovico Giussani non solo non volle restituire quei beni ereditati dall'arciprete Galeazzo, ma si oppose anche a che si restaurasse la chiesa.
Nemmeno l'inglese Harrisio (Harris), nominato arciprete nel 1570, sacerdote energico e zelante che lavorava a restaurare l'arcipretura col sistemarvi due canonicati, nulla poté contro il Giussani, benché la chiesa fosse "di grande devotione et ad essa si suole andare in processione. Et così sta aperta di continuo con puocha riverenza, et talvolta occupata con cose da massari. Similmente in quanto alli beni spettanti a detta giesa et goduti dal sig.r Ludovico Giussano non si sa come sieno alienati. S'avvertisca però che indietro a detta giesa è continua una pezzetta di terra convertita dal suddetto Giussano in horto et vigna da massari, la quale si presuppone che sia cimitero, attesoché quando si vanga si truova ivi molte ossa di morti con assai edificatione" (15).
La chiesa della Fugazza non venne mai restaurata, e nemmeno restituiti i beni ad essa spettanti. Il vecchio edificio esisteva ancora al tempo del Tatti il quale lo vide in così cattivo stato che per la decrepitezza stava per rovinare. Il gesuita padre Ferrari nel 1758, mentre nella vicina villa Paradiso trascorreva le vacanze autunnali, poté osservare il cadente cenobio, e la viva devozione dei terrieri verso l'antica immagine di Maria. La vecchia Fugazza fu rifatta verso il 1830: nel rifacimento scomparvero gli ultimi resti, e dell'antico monastero non rimase che il nome (16).
L'arcipretura di Cornate coi suoi canonicati fu soppressa da S. Carlo il 17 settembre 1574, aggregando titolo e rendite alla collegiata di S. Lorenzo maggiore in Milano, dove passò lo stesso Harrisio in qualità di canonico. A Cornate S. Carlo non vi lasciò che un semplice parroco al quale il capitolo di S. Lorenzo doveva pagare una rendita beneficiaria di L. 425.
Da note dell'Harrisio del 1572 si ha che l'arcipretura di Cornate, oltre i livelli e le decime, e senza tener conto dei beni usurpati, possedeva in fondi oltre ben 1600 pertiche milanesi, con una popolazione di 410 anime.
RINALDO BERETTA

(*) Di questa e di altre chiese di Cornate è stato da me scritto nel fasc. I e II, anno 1923, dell'A.S.L., "Di alcune antiche chiese di Cornate e Porto d'Adda". Ritorno sull'argomento con più ampia e aggiornata documentazione e nuove deduzioni.


[Il presente articolo apparso sulla rivista: Archivio Storico Lombardo, LXXVIII-LXXIX (1951-1952), pp. 188-194, riprende quello apparso sulla Rivista Storica Benedettina, (1911/gennaio-marzo), pp. 56-62 col titolo Il più antico monastero del milanese? San Giorgio di Cornate d'Adda]