[Recensione apparsa sulla rivista Archivio Storico Lombardo, a. XL (1913/38) pp. 431-432]
Prof. don CARLO CASTIGLIONI, Locate Varesino. Memorie, Milano, tip. Agraria, 19I3, in 8, pp. 126.
Il prof. Castiglioni fu spinto dallo zio prevosto di Nerviano a raccogliere, senza la pretesa di fare una pubblicazione scientifica letteraria, le memorie del paesello natio. Lautore si attenne alle linee tracciategli dallo zio: il materiale raccolto fu diviso in opportuni capitoli, e presentato in una forma chiara, spigliata, senza pesantezze di sorta. Il metodo tenuto è da lodarsi: simili lavori si fanno per essere letti e gustati dagli abitanti del luogo, ai quali tali memorie possono interessare. Sintende che unesposizione popolare, calda e colorita, non deve mai escludere la massima diligenza nel raccogliere e vagliare notizie locali, perché il popolo ha pure il diritto che le memorie gli siano presentate colla maggiore esattezza storica possibile. Del volumetto i capitoli settimo e ottavo ci sembrano i più interessanti: nelluno si fa risaltare il cambiamento avvenuto in meglio nel paesello dopo il 1860, non ultimo beneficio dellunità nazionale; nellaltro si ricordano due glorie locatesi, il p. Domenico Comerio (1688-1737), collega del p. Martinelli, fondatore del collegio degli Oblati di Rhò, e il pittore Agostino Comerio (1784-1834), che, fra laltro, affrescò nel 1825 la gran cupola di S. Sebastiano in Milano.
Nel primo capitolo lAutore passa sotto silenzio le possibili origini di Locate e le sue vicende attraverso gli oscuri secoli della storia antica e medioevale. Ora questo, pur non abbandonandosi a fantasie, ci sembra un lavorare un po troppo alla spiccia. Certo che il pescare fra le carte medioevali dei nostri archivi le notizie attinenti ai paesi di campagna, richiede una buona dose di pazienza, ma non conviene tralasciare di farlo, perché tante volte da quelle carte, disperse come foglie dal vento, si possono ricavare accenni a consuetudini e costumanze proprie di vita locale. La storia deve tener conto di tutto, anche delle minime cose che concorsero allo svolgimento del vivere civile. Locate poi ebbe pure il suo momento dinfeudazione camerale: nel 1538 al 14 di novembre fu venduto a Giovanni Pusterla in via dallodio con patto di poter redimere. Il feudo fu dal medesimo rivenduto alla R. C. per lire 123368 il 26 settembre 1555: il Regio Demanio fu accordato alla comunità. Nel capitolo secondo, lAutore fa risalire al vescovo S. Mona (192-250) listituzione delle parrocchie urbane e foresi nella diocesi milanese. Lasserzione avrebbe il suo effettivo valore, se si potesse provare, come scrive mons. Ratti, che la cronaca di Milano attribuita a S. Dazio (530-552), è veramente sua o per lo meno di quel tempo. Ciò che non è possibile, per quanto recentemente il prevosto Negri di Rosate abbia tentato, seguendo il Biraghi, di rivendicarne lautenticità contro il Muratori, il Fumagalli, il Ferrai, il Savio. Listituzione delle parrocchie rurali in quel tempo ci sembra impossibile anche per il fatto che S. Mona visse prima del 313, e quindi in tempi di persecuzione e relativamente di poca diffusione del cristianesimo nelle regioni nordiche dItalia. Perciò allo Stato presente delle nostre cognizioni in proposito non è possibile venire a conclusioni sicure. Unultima osservazione: nel capitolo decimo, là dove si discorre delle lontane possibili origini della guardia nazionale, lAutore si è dimenticato di osservare che in Lombardia fin dal 1636 si ebbe una milizia urbana e forese. Il movimento verso una milizia territoriale è frutto dei tempi, e si verifica non solo in Piemonte, ma in tutti gli stati in cui era divisa lItalia: gli spagnuoli, nostri dominatori, non poterono sottrarsi alla corrente. Piccole mende son queste che nulla tolgono alla bontà del volumetto, per il quale il prof. Castiglioni ha bene meritato della sua terra natale.
R. BERETTA