L'esempio del Santo

Il nostro tempo presenta indubbie analogie con quello di san Carlo, tanto che non semhra azzardato parlare di un "secondo" Rinascimento, la stessa esaltazione dell'uomo e delle realtà terrestri, la stessa eclissi del sacro e dei valori morali, lo stesso scadimento del costume. L'attuale secondo Rinascimento ha persino la sua peste: la droga che va mietendo vittime sempre più numerose soprattutto tra i giovani.

San Carlo prima con l'esempio e poi con un'azione pastorale audace e geniale - peraltro non sempre compresa e condivisa - seppe richiamare il senso di Dio e della preghiera, il valore dell'ascesi cristiana, della povertà e della carità da lui vissute in modo eroico.

Tra le iniziative di maggior rilievo vanno ricordate: l'istruzione religiosa, metodica ed esigente, la promozione della pietà popolare, l'istituzione di provvide opere assistenziali.

Si è detto nella nota intmduttiva che, a quattro secoli dalla morte, san Carlo parla ancora; parla a coloro che si dicono e vogliono essere cristiani proponendo uno stile di vita che si ispira al Vangelo, parla agli operatori pastorali additando alcune strade che è necessario battere per condurre il popolo di Dio verso il traguardo della salvezza.

«Noi dobbiamo marciare per primi - scriveva san Carlo alla zio Pontefice - i nostri fedeli ci seguiranno più facilmente». Sono parole che devono infondere nei nostri cuori l'ansia del bene, allontanare l'egoismo, scuotere l'indifferenza, svegliare l'ignavia, confondere il pessimismo, fugare la noia.

«C'insegni san Carlo a volere tenacemente e tranquillamente, a ubbidire prontamente e nobilmente, a comandare quando si deve, come si deve. Ci scopra la visione dei mali nostri e dei mali del nostro tempo, e la converta in stimolo a penitenza, ad azione, a carità. Ci dia san Carlo la fiducia che il mondo può essere salvato, da Cristo non da altri, e che la Chiesa può essere rinvigorita, da se stessa non da altri. Ci faccia san Carlo comprendere la riforma vera; quella che ama, e non odia; che soccorre, e non critica; che non abbatte, ma restaura; non inventa, ma sviluppa, non si ferma, ma continua. Ci renda san Carlo capaci di compierla, questa marciante riforma, per la santità e per il fulgore della vita cristiana, per la giustizia e per la pace fra le classi sociali, per la difesa degli umili e la consolazione dei sofferenti. E conservi san Carlo alla sua città, alla sua terra il vanto d'aver lui riformatore, protettore e maestro%BB.

G. B. MONTINI, Discorsi su San Carlo, Milano, NED, 1984, p. 33.